Violenza di genere, ferite nascoste

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Violenza di genere vere e proprie ferite nascoste.

L’ Adoc Puglia ha partecipato al convegno dal titolo “Ferite nascoste. Svelare, contrastare, prevenire insieme la violenza” tenutosi a Ostuni. Tale evento è stato organizzato dal Centro Antiviolenza “Insieme si può”, con il Consorzio per l’integrazione e l’inclusione dell’Ambito territoriale Ostuni-Cisternino-Fasano, e l’Ordine degli Psicologi.

Ad introdurre il convegno vi sono stati i saluti del sindaco di Ostuni, Gianfranco Coppola, e  dell’assessore alle Politiche sociali, Antonella Palmisano; è inoltre intervenuto Ubaldo Pagano, esperto in politiche socio-sanitarie. Successivamente vi sono state le relazioni di Danila Coluccia e Laura Zeni, psicologhe e psicoterapeute del Centro di aiuto alla vita (Cav). Durante il convegno vi sono stati dei preziosi momenti, ovvero la testimonianza di una donna vittima di violenza e l’intervento del questore di Brindisi, Maurizio Masciopinto.  Sono anche intervenuti Francesco Paolo Romeo (studioso dell’età evolutiva) e Gabriella Falcicchio (ricercatrice e docente di Pedagogia dell’Università di Bari, e referente in Puglia del Movimento Nonviolento). Ha concluso i lavori Gianluca Budano, Presidente della Rete Provinciale Antiviolenza L.A.R.A. Per tutta la durata del convegno i lavori sono stati moderati da Laura Zeni.

Tale convegno si aggiunge alle numerose iniziative contro la violenza sulle donne che si stanno svolgendo su tutto il territorio provinciale e regionale a cui l’Adoc Puglia ha deciso di partecipare, poiché a tale iniziativa aderivano anche numerosi professionisti del settore, ovvero gli ordini professionali come quello degli avvocati, degli psicologi e degli assistenti sociali.

Inoltre, davanti alla sede del convegno, vi era il camper Antiviolenza della Polizia di Stato, un’ iniziativa nazionale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che da alcune settimane è in corso anche a Brindisi, per sensibilizzare ed invitare le vittime di violenze di genere e maltrattamenti in famiglia a rivolgersi alle forze dell’ordine per liberarsi da questa schiavitù.

Il problema più difficile a volte è quello della vergogna, assieme a quello del timore di distruggere il proprio nucleo familiare. Ma dove domina la violenza, la distruzione è già in corso: denunciare vuol dire garantire una nuova vita a se stesse e ai propri figli. Bisogna perciò avere coraggio e sconfiggere la paura.

A cura di Vanessa Giannotti